L’arco si presenta composto da un solo fornice alto 15,60 m e largo 8,60 m. Su ogni facciata troviamo quattro semicolonne, disposte agli angoli dei piloni, che sorreggono una trabeazione. Oltre le architravi vi è un attico, che sporge nella parte centrale sopra il fornice, e che presenta all’interno uno spazio coperto da una volta a botte. È costruito in blocchi di pietra calcarea, rivestiti da opus quadratum in blocchi di marmo pario.
La ricca decorazione scultoria mostra temi diversi su ogni facciata: quella interna, che guarda alla città e ai cittadini, si rivolge alla pace e alla provvidenza mentre quella esterna che guarda alle province si riferisce alla guerra e alle provvidenze dell’imperatore. L’attico presenta un’iscrizione dedicatoria centrale e due pannelli a bassorilievo: quello esterno conteneva due raffigurazioni, quella a sinistra era un omaggio alle Divinità agresti mentre quella a destra la Deduzione di Colonie provinciali. Il pannello sul lato interno anch’esso contenente due raffigurazioni, presentava a sinistra Traiano accolto dalla Triade capitolina e a destra Traiano nel Foro Boario.
Il fregio della trabeazione raffigura la processione per il trionfo di Traiano sulla Dacia, ad altissimo rilievo.
Su ciascun pilone altri due pannelli, posti l’uno sull’altro, raffigurano ancora scene e allegorie delle attività imperiali. I pannelli sono divisi da rilievi decorativi più bassi con rappresentazioni di vittorie taurotoctone al centro e gli/le Amazzoni in alto.
I pennacchi dell’arcata del fornice raffigurano personificazioni del Danubio e della Mesopotamia sul lato esterno e la Vittoria e la Fedeltà militare sul lato interno, accompagnate dai Geni delle quattro stagioni. Sulle chiavi dell’arco si presentano altre raffigurazioni:la Fortuna sul lato esterno e Roma sul lato interno.
I lati interni del fornice presentano due grandi pannelli scolpiti che raffigurano scene delle attività svolte da Traiano nella città. A sinistra troviamo il Sacrificio per l’inaugurazione di Via Traiana mentre a destra è scolpita l’istituzione degli Alimentaria (istituzione benefica avviata da Traiano per aiutare i bambini dell’Italia romana) simboleggiata dai pani sul tavolo al centro.
Infine sulla volta, decorata a cassettoni, compare la raffigurazione dell’Imperatore incoronato da una Vittoria.
Arechi I, immediatamente dopo la conquista longobarda, nel VI secolo d.C., lo ingloba nella nuova cinta muraria, facendolo divenire porta urbica. Questa nuova funzione ne ha garantito l’uso e, dunque, la conservazione nel tempo. Uscito illeso anche dal terribile terremoto del 1688, che distrusse molti monumenti di Benevento, l’arco, nella documentazione cartografica più antica, è raffigurato ancora completamente inglobato nella cinta muraria.
Il primo concreto intervento di isolamento si realizza con il pontificato di Pio IX nel 1854. Alla fine dell’Ottocento si demolisce la sopraelevazione dell’attico e si sostituiscono i pezzi mancanti della cornice con nuovi travertini sagomati. In seguito, le foto della seconda guerra mondiale mostrano un arco completamente ricoperto di sacchetti di sabbia, mantenuti da strutture lignee per proteggerlo da eventuali bombardamenti. Nel 1975 la Soprintendenza ai monumenti della Campania esegue un intervento per il consolidamento statico ed il restauro conservativo dell’Arco. Dopo il terremoto del 1980, sulla base di controlli, è stato stabilito l’avvio, con la massima urgenza, di un restauro dell’intero monumento a causa della ripetuta caduta di frammenti.
I lavori, svolti in diverse fasi, culminano nel 1999, con l’allestimento di un ponteggio speciale per poter seguire da vicino il restauro e soprattutto ammirare i rilievi che costituiscono una sintesi iconografica degli oltre dieci anni di governo e azioni militari dell’Imperatore. Oggi, l’osservatore che per la prima volta viene a Benevento e si imbatte in questa opera, simbolo dell’avventura di un imperatore, Traiano, e di una città, Roma, non può evitare di immergersi in un’atmosfera magica nella quale la sfida con l’eternità trova la sua concretizzazione.
a cura di Chiara Maria Pontillo